Molti pensano al “Giglio” come un simbolo, una costruzione di legno, un totem di paglia e grano, offerta di ringraziamento, tradizione che viene da lontano, troppo lontano per essere anche solo scalfita dal progresso. Quindi “oggetto” da conservare e tramandare di padre in figlio. Se così fosse, sarebbe inutile ripetersi di anno in anno. Lavorare duramente per più di un mese per realizzarlo per poi distruggerlo per ricominciare tutto daccapo il prossimo anno. Basterebbe realizzarne uno per tutti conservarlo in un museo ed evitare inutili sprechi di tempo e soldi. Invece, basta trattare con i flumeresi per qualche tempo per essere contagiati da questa bramosia.
Di realizzare il Giglio?
No!
Di stare insieme, di condividere e condividersi. C’è un periodo dell’anno nel nostro paesino dove da circa metà luglio per un mese, magicamente si cancellano tutti gli screzi, si annullano tutti i pensieri negativi, per dare potere solo alle idee migliorative. Si collabora spendendo senza parsimonia le proprie energie. Chi ha sentito il richiamo di “puche e graliti” farà di tutto per esserci, ovunque sia nel mondo.
Partecipare tutti insieme alla costruzione, l’alzata ed al trasporto regala un’emozione unica che davvero nulla può sostituire.
Diverse sono le pubblicazioni dedicate al “Giglio di Grano” riporto un estratto di un opuscolo ormai introvabile che narra il momento dell’alzata:
Arrivano da tutte le parti, non conoscono il giorno preciso, ma gia sanno da un anno all’altro che saranno comunque presenti. Rapida, appena è pronto, alla controra si diffonde la notizia:
“oggi si alza” ed alla spicciolata eccoli tutti lì, al campo del Comune. Si preparano le funi e gli attrezzi, i murali, i forcali, le scale, i pioli di legno. Si mettono a punto le macchine fotografiche, cineprese e telecamere per cercare, ancora una volta, di fermare sulla pellicola le fasi dell’alzata per conservarle il più a lungo possibile.
Il Giglio aspetta sugli appoggi, sornione, ruvido di puca e scintillante di riflessi d’oro sotto il solleone. I carristi eseguono con rigore gli ultimi adempimenti secondo un rito antico. Si bagnano le corde di rinforzo, si distribuiscono pali e posizioni.
Spontaneamente da ogni parte del mondo sono lì, sotto il carro scintillante, tutti i figli di questa bella terra avara e generosa insieme, rappresentanti di tutte le famiglie della comunità. Il carro aspetta, dopo circa due mesi di lavoro, di mostrare al mondo tutto il suo splendore, quant’è bello fasciato da milioni di spighe intrecciate, cucite, spillate, incollate.
Aspetta sotto il sole caldo di mostrare i suoi ultimi decori. Aspetta a mezz’altezza dì svettare leggero nel vento lui, che è tanto pesante. Nessuno sa quanto pesi esattamente. Non importa. Qualunque sia il suo peso, sarà alzato lo stesso.
Quando Gerardo inpugnerà il megafono, per chiedere lo strappo non ci saranno problemi.
I muscoli che hanno scavato montagne, coltivato terreni, cucinato e lavato piatti, sfogliato libri, tagliato e cucito abiti, guidato macchine e mezzi meccanici, in ogni angolo del mondo, sono lì. Impugnano saldi i pali di legno caldo, pronti a contrarsi tutti insieme come una sola persona e scaricare la forza di tutti nell’ unico comune obiettivo.
Il Carro sussulta, quartéa, scricchiola…..e si, muove.
Si alza un poco alla volta.
Ancora un poco.
Un altro poco e un altro poco e un altro poco e un altro poco ancora. Finalmente le ruote del carro toccano terra. Si rinforzano gli appoggi. Si tendono le funi. L’eccitazione è grande, la forza degli uomini sotto, la determinazione dei funisti davanti e l’incitazione emanata come un fluido dalla folla, nei colori della collina avvolta dal consueto tramonto dorato, si fondono in una grande prestazione: l’ultimo strappo.
Il carro si raddrizza rapido, è inarrestabile, è possente, è bellissimo, è enorme. Nessuno ascolta più nulla, ognuno si muove sulla traccia di un copione antico, scritto nel profondo del proprio animo e del proprio istinto. Il Giglio si ferma come per miracolo sulla verticale: E una grande emozione, è La grande emozione: attimi che valgono un anno. Una scarica di adrenalina nel sangue e subito dopo, a Giglio fermo, anche qualche malcelata lacrimuccia.
Un trionfo dell’impegno e del lavoro collettivo spontaneo e disinteressato. Un prodigio che si ripete ogni anno e che fa di ogni flumerese un flumerese. Da sempre e per sempre.
Tratto da: Cum Grano Salis opuscoletto redatto da Marcello Lanza della squadra del Curmo D’Oro
Per info sul “Giglio di Grano” potete contattare il Comune di Flumeri
Via Olivieri cap 83040 Flumeri – AV Tel.+39 825 443 013